Una lettera anonima in redazione. Una delle tante. Nessuna minaccia per noi giornalisti stronzi dell’Eco, né proiettili intimidatori. Anche perché noi non ci lasciamo intimidire.
Una lettera anonima, dicevamo, per denunciare quello che viene definito un «concorso farsa», una «presa in giro», un «bluff», il solito giochino dei requisiti cuciti addosso al designato che farà finta di partecipare ad una selezione dall’esito già scontato. Nulla di nuovo sotto il sole. Uno stratagemma, che corre lungo la labile linea di confine tra legalità e illegalità, utilizzato da diversi amministratori per stabilizzare o assumere gli amici e gli amici degli amici. Per intuibili motivi questa redazione non può scrivere il nome dell’ente pubblico in questione, tantomeno il nominativo del presunto vincitore del concorso. Anche perché potrebbe trattarsi di una bufala. Per saperlo basterà aspettare l’esito del concorso stesso. Se il “pronostico” fosse azzeccato…
Comunque sia, la lettera anonima che contiene quei dati resta nei nostri archivi a disposizione di tutte le autorità che volessero visionarla (e che per il vero già sono state notiziate in merito, ndr).
P.S.: La domanda che sorge spontanea è: perché la lettera è stata inviata alla nostra redazione giornalistica e non alla Procura della Repubblica o alle Forze dell’ordine?