Il dibattito surreale che si sta sviluppando in Alto Molise riguardo alle sorti del Caracciolo presenta soluzioni discutibili: proposte ingenue come l’impiego di medici ucraini, o misure volte esclusivamente a garantire il posto di lavoro in loco ai dipendenti senza offrire ai cittadini servizi reali, come i reparti infermieristici. Altrettanto problematici sono i progetti di Case della Comunità privi di operatori e personale medico, aggravati dalla scarsità di medici di base in servizio sul territorio a causa dei pensionamenti e dalla carenza di specialisti ambulatoriali che rifiutano di prestare servizio in aree disagiate.
Questa situazione critica impone al sottoscritto – mai ascoltato in tutti questi anni – di proporre per l’ultima volta a tutti, anche nella mia qualità di Direttore dell’Ufficio Pastorale Salute di questa Diocesi, l’unica strada percorribile nel rispetto del DM 70 per salvare i servizi sanitari ospedalieri in Alto Molise e, con la stessa filosofia, negli altri presidi regionali, a vantaggio dei cittadini che continuano a vivere in questa regione con difficoltà crescenti.

Una proposta concreta per il San Francesco Caracciolo
Il San Francesco Caracciolo può essere salvato senza ricorrere a soluzioni straordinarie o miracolose, ma attraverso una semplice riorganizzazione articolata su quattro punti fondamentali.
Primo: l’Unità Operativa Complessa di Medicina Generale presente ad Agnone va accorpata alla UOC di Medicina Interna del Cardarelli di Campobasso in logica funzionale. Per mantenere la “finzione giuridica” che rispetta il DM 70, il primario della UOC di Medicina Interna del Cardarelli deve essere nominato anche Direttore UOC della Medicina Generale di Agnone (ad interim, effettivamente, o con altra modalità).
Secondo: per garantire la funzionalità del reparto, il personale medico della UOC del Cardarelli deve ruotare a turno presso il reparto di Agnone (un medico per 12 ore, dalle 8.00 alle 20.00). Questa soluzione assicura il necessario aggiornamento, la casistica, l’alta professionalità e la qualità delle cure anche in periferia.
Terzo: i tre o quattro medici di Medicina Interna del relativo concorso, che non vogliono prestare servizio ad Agnone, vanno assunti presso la UOC di Medicina Interna del Cardarelli. Di conseguenza, non potranno esimersi dal turnare presso la UOC di Agnone uno o due giorni alla settimana, avendo sede a Campobasso.
Quarto: dalle 20.00 alle 8.00 del mattino successivo, in regime di guardia medica interna, la sorveglianza deve essere affidata ai medici in servizio presso il Servizio di Pronto Soccorso, accorpato in logica funzionale alla UOC di Medicina di Accettazione e di Urgenza del Veneziale di Isernia.
Questa soluzione, oltre a potenziare la UOC di Medicina Interna del P.O. Cardarelli assicurando più risorse e consentendo di gestirne meglio i servizi, garantisce la permanenza delle attività ospedaliere presso il P.O. di Area Disagiata Caracciolo di Agnone.

Il quadro normativo del DM 70
È importante ricordare alle autorità politiche che il DM 70, al punto 9.2.2, già prevede per l’ospedale di Area Disagiata il non raggiungimento degli accessi previsti per un normale pronto soccorso, contemplando espressamente il basso livello di attività. Per questo motivo, il reparto deve essere collegato a un DEA di riferimento (o Pronto Soccorso di Ospedale di Base) come sua propaggine, così come tutti gli altri servizi ospedalieri. Di conseguenza, la questione delle prestazioni non si pone per il Caracciolo.
Un modello replicabile: l’esempio dell’emodinamica a Isernia
Seguendo questa logica, si traccia la strada per mantenere i servizi ospedalieri sul territorio regionale in tutte le aree periferiche secondo i dettami del DM 70, evitando scontri e criticità con il Tavolo Tecnico per il Piano di rientro e la garanzia dei LEA.
Prendiamo l’esempio dell’emodinamica a Isernia: se il servizio viene accorpato come propaggine alla UOC di Emodinamica del Cardarelli, con rotazione del personale medico, si rispettano tutte le indicazioni relative a qualità, appropriatezza, professionalità e aggiornamento previste dalle normative. Si può garantire un servizio dalle 8.00 alle 20.00 in loco (per 6 o 5 giorni alla settimana), con l’unica indicazione che le urgenze dalle 20.00 alle 8.00 del mattino devono essere garantite dal P.O. Cardarelli di Campobasso.
In questo modo si garantiscono anche i numeri dei benchmark previsti per tale reparto, poiché le prestazioni di Isernia si sommano a quelle di Campobasso nell’unica UOC del Cardarelli. Inoltre, concentrando in logica funzionale tutte le assunzioni a Campobasso, sicuramente diminuiranno i rifiuti alle assunzioni.
Una strategia estendibile a tutti i servizi
Questa tattica può essere applicata a molti altri servizi ospedalieri deficitari o non in linea con i parametri del DM 70 e del Tavolo Tecnico, concentrando le UOC relative a Campobasso e accorpando a queste, in logica funzionale, tutti i servizi in periferia. In estrema sintesi, può essere una logica da seguire per garantire i punti nascita di Isernia e Termoli qualora non raggiungano gli standard previsti, per evitare la chiusura dei servizi.
Tuttavia, a giudizio di chi scrive, il punto nascita di Termoli – dato il bacino di utenza di circa 100.000 abitanti e gli investimenti finora effettuati – se verranno messe in atto sperimentazioni innovative e se la Regione presenterà al Tavolo Tecnico un credibile piano di rilancio, ammodernamento e ristrutturazione con i fondi regionali, può tranquillamente raggiungere e superare i numeri previsti. La soluzione prospettata andrebbe piuttosto pensata in futuro per Isernia, situata in un’area interna soggetta a forte spopolamento e desertificazione.

La questione dei disagi invernali
Un’ultima obiezione che si potrebbe sollevare riguarda i disagi invernali. Paradossalmente – e parlo per esperienza diretta, avendo percorso il 24 dicembre 2024 la strada da Campobasso a Capracotta sotto una forte nevicata – la strada interna da Campobasso ad Agnone risulta regolarmente percorribile fino alla galleria che passa sotto la cittadina altomolisana, mentre la strada per Isernia risulta difficilmente praticabile. Ecco perché è strategico questo accorpamento con il P.O. Cardarelli di Campobasso.
Un appello alla responsabilità
In ultima analisi, la speranza è l’ultima a morire. Mi rivolgo a tutta la classe politica regionale: non c’è più la possibilità reale di tutelare per via politico-elettorale bandierine di UOC che poi non possono reggersi se non sulla carta, con il rischio di far sparire i servizi sanitari in tutta la regione. Vanno messe in atto soluzioni tecniche concrete che garantiscano alla nostra popolazione, in questa situazione di emergenza, i servizi sanitari esistenti nelle periferie e nel centro, onde evitare di alimentare la delusione, la sfiducia, lo scoraggiamento, la fuga e l’emigrazione dei giovani (a volte spinti dalle stesse famiglie deluse).
E poi, bisogna iniziare a ricostruire: abbiamo bisogno di medici e specialisti giovani molisani che rimangano nella nostra terra. Per questo non è peregrino investire da parte della nostra Regione su borse di studio specialistiche per i nostri medici laureati, al fine di riuscire a mantenere i servizi.
Don Francesco Martino
Direttore Ufficio Pastorale Salute Diocesi di Trivento