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  • Lupa catturata ad Agnone, Rapino accusa: «Alimentata da tempo da qualche abitante»

    «Storie di ordinaria stupidità». Con questo commento tranciante Dario Rapino, giornalista e fotografo naturalista che da anni studia e monitora, a spese sue, la popolazione di lupi nei boschi tra l’Alto Molise e il confinante Chietino, entra a gamba tesa nel dibattito del momento innescato dall’aggressione da parte di un esemplare confidente ai danni di una ragazzina agnonese.

    «Aggredita si fa per dire, – precisa Rapino – un po’ di graffi per fortuna». E poi la lucida analisi dell’accaduto: «Comincia la solita e stucchevole litania sui lupi cattivi, pericolosi per l’uomo, nell’inerzia dell’autorità e bla bla bla. Poi, scava un pochettino sotto la crosta della storia e si scopre che quel lupo è alimentato da tempo da qualche abitante di quel paese. Il lupo, incolpevole a causa di comportamenti errati dell’uomo, ora rischia la captazione se non l’abbattimento. Tra l’altro si tratta di una lupa, pare con due cuccioli (che sarebbe meglio chiamare piccoli, ndr). Allora, ripetiamo tutti insieme per l’ennesima volta: dare da mangiare a un lupo può essere pericoloso per diverse ragioni. I lupi sono animali selvatici e predatori, non sono abituati all’interazione umana e possono percepire il cibo come una risorsa da difendere. Se un lupo associa gli esseri umani al cibo, può perdere la sua naturale diffidenza e diventare più audace, aumentando il rischio di incontri pericolosi. Inoltre, alimentare i lupi può interferire con il loro comportamento naturale e l’equilibrio del loro ecosistema. Dipendere dagli esseri umani per il cibo può comprometterne le capacità di caccia e creare situazioni in cui si avvicinano troppo ai centri abitati, generando conflitti con le persone».

    Ed è esattamente quello che è pare sia accaduto ad Agnone. Messo in sicurezza l’esemplare di lupo, che non verrà abbattuto, come ipotizza Rapino, ma sarà trasferito nel Parco nazionale del Matese, le autorità competenti potrebbero ora indagare e accertare eventuali responsabilità di chi ha alimentato quell’animale attirandolo fin dentro il centro abitato e creando le condizioni per l’episodio di cronaca raccontato. Dare da mangiare agli animali selvatici è vietato ed è, come sottolinea Rapino, un comportamento stupido e pericoloso. «Meglio osservare questi magnifici animali da lontano, rispettando il loro habitat e le loro abitudini naturali. – chiude il giornalista e fotografo naturalista – Servirà a qualcosa? Mah, non credo, vista la crescente scarsezza di neuroni in giro». Poi un passaggio obbligato sulla questione legata alla presunta presenza di due piccoli al seguito della mamma lupa. «Strano: oggi i cuccioli avrebbero circa un mese, un’età in cui restano in tana o negli immediati paraggi della tana. – precisa Rapino – Siamo proprio sicuri della loro presenza? Da quel che si legge sembra un pour parler, perché dati oggettivi non ci sono  e i filmati che girano in rete ritraggono solo un lupo adulto. Pare che i presunti cuccioli siano stati lasciati liberi. E’ ben strano che ci sia una lupa solitaria senza il branco o quantomeno il maschio riproduttore.

    Sarebbe il primo caso nella storia di una lupa single. Se il branco invece ci fosse, si occuperebbe certamente di accudire i cuccioli, ci sono delle femmine dedicate allo scopo, le cosiddette helper. Inoltre la lupa verrebbe rilasciata nel Pnalm. Allo stato non risultano autorizzazioni in tal senso, né da parte del Pnalm né dell’Ispra. Forse si vuole intendere l’area di Civitella Alfedena? Infine, il rilascio in natura dei lupi presenta aspetti di seria problematicità, stante la natura territoriale di questo selvatico. Rilasciata in un’area già colonizzata, praticamente tutte le aree del Parco, l’esemplare sarebbe attaccato da altri lupi, con quanto ne consegue. C’è la possibilità che venga “adottato” da un branco, ma è assai remota». Nella tarda mattinata di ieri il comando provinciale dei Carabinieri ha comunicato che la ditta Green Service ha preso in consegna l’animale che è stato trasportato presso la sede del Parco Nazionale del Matese «dove personale qualificato se ne prenderà cura e appena le condizioni lo richiederanno, verrà reintrodotto in natura».

    • immagine in apertura di Dario Rapino

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