AGNONE – «Riteniamo siano essenziali, per questi territori montani tra Abruzzo e Molise, gli accordi di confine tra le due regioni e le due aziende sanitarie. Grazie all’onorevole Maria Amato abbiamo portato il caso in Parlamento nella scorsa legislatura e fatto deliberare poi alle due Regioni, con Frattura e Luciano D’Alfonso, il riconoscimento di ospedale di area disagiata. Sono passati tre anni e non è stato ancora fatto nulla, perché ora bisogna attivare i servizi previsti dallo status di ospedale di area particolarmente disagiata. Occorre rimettere la questione al centro dell’agenda politica e ancor di più lottare affinché la nuova amministrazione della Regione Abruzzo prenda in considerazione la stipula degli accordi di confine».
Così Daniele Saia, consigliere provinciale e comunale di Agnone, ai microfoni di TeleMolise a commento del recente consiglio comunale che ha fatto registrare l’unanimità tra maggioranza e opposizione su un ennesimo documento votato sulle sorti dell’ospedale “Caracciolo” di Agnone. Dichiarazioni su dichiarazioni, voti e deliberazioni in Consiglio che vanno avanti da anni, carta straccia, ma all’atto pratico la situazione del “Caracciolo” peggiora a vista d’occhio. Un malato cronico, l’ospedale, divenuto ormai terminale, perché, basta fare un giro tra i reparti: di ospedale è rimasto praticamente solo il nome e l’insegna. La nuova amministrazione regionale abruzzese è di centordestra, dunque dello stesso colore di quella di Toma e il nuovo assessore alla Sanità è Nicoletta Verì. Basta prendere contatti diretti con l’assessore e stringere i tempi su questi benedetti accordi di confine, prima che sia troppo tardi, ammesso che non siamo già fuori tempo massimo.
E in linea con le dichiarazioni di Saia, anche il sindaco di Agnone, Lorenzo Marcovecchio, aggiunge: «Non chiediamo la luna, chiediamo solo un Pronto soccorso funzionante, degno di tale nome, per le emergenze urgenze, dove poter essere stabilizzati e poi trasferiti altrove. Cioè esattamente quello che prevede lo status di ospedale di area particolarmente disagiata. Siamo consapevoli che l’ospedale di Agnone non potrà tornare ad essere quello che era un tempo, ma siamo altrettanto consapevoli che abbiamo il diritto di vivere in questi territori montani e pretendiamo che ci vengano riconosciuti i diritti correlati al riconoscimento di ospedale di area disagiata. Siamo di fatto un’area disagiata, ma a quanto risulta, purtroppo, non sono state realizzare quelle opere infrastrutturali all’interno dell’ospedale per renderlo attrezzato come prevede il decreto».
Francesco Bottone