Allontanamento dalla casa familiare e divieto di avvicinamento alla persona offesa ed ai luoghi dalla stessa frequentati, sono queste le misure cautelari adottate dal Tribunale di Lanciano ed eseguite dai carabinieri delle Stazioni di Atessa e Borrello nei confronti di un 44enne e di un 48enne entrambi residenti ad Atessa, responsabili rispettivamente di atti persecutori e maltrattamenti in famiglia nei confronti di due donne.
Nel primo caso l’indagine condotta dai carabinieri di Atessa, al comando del capitano Alfonso Venturi, hanno avuto inizio in seguito alla denuncia presentata dalla vittima che dopo essersi separata dal marito continuava a subire le minacce e le ingiurie da parte dell’ex coniuge che non accettava la fine della relazione. E’ stato l’ultimo recente grave episodio, dove la donna veniva colpita con un pugno al volto dall’ex marito, nel convincerla a rivolgersi ai carabinieri.
Nel secondo caso le violenze sono emerse in seguito alla richiesta di intervento giunta al numero d’emergenza 112 da parte della madre della vittima, dopo che quest’ultima era stata minacciata di morte e aggredita violentemente con calci e pugni dal marito ubriaco tanto da procurargli la frattura di due costole e un trauma cranico. Ad intervenire sul posto la pattuglia della Stazione carabinieri di Borrello impegnata sull’area industriale di Atessa nell’ambito di un piano di rafforzamento per la prevenzione di reati contro il patrimonio. L’indagine svolta dai militari, faceva emergere che quanto successo seppur grave non era un fatto isolato ma nascondeva una situazione più complessa che durava da circa cinque anni, dove numerosi erano gli episodi di violenza domestica a cui la donna era sottoposta, conditi da comportamenti denigratori, violenze fisiche e morali spesso consumate alla presenza dei figli minori, situazione che la donna aveva tenuto nascosta nella speranza di un cambiamento del marito mai avvenuto.
In entrambi i casi i carabinieri intervenuti hanno immediatamente attivato la procedura prevista dalla legge n.69 del 2019 nota come “codice rosso” che ha permesso all’Autorità giudiziaria di emettere tempestivamente i provvedimenti a tutela delle vittime di violenza domestica e di genere.