Incontro di grande rilievo nella splendida cornice di Palazzo San Francesco, dove amministratori, sindaci, associazioni e cittadini provenienti da tutta Italia si sono riuniti per dare voce alle problematiche che affliggono le aree interne del Sud.
L’iniziativa “Sud Chiama Sud” che ha visto la partecipazione di oltre 100 realtà, tra cui comitati, movimenti civici, amministratori locali, e rappresentanti delle regioni meridionali come Campania, Puglia, Calabria, Basilicata e Sicilia.

Un evento voluto dall’ex Consigliere Regionale Gaspero di Lisa in collaborazione con la Svimar, Associazione per lo Sviluppo delle Aree Interne del Mezzogiorno. Il cuore del dibattito si è concentrato sul drammatico fenomeno dello spopolamento, della carenza di servizi, e delle difficoltà economiche che riguardano le aree più lontane dai grandi centri urbani. Il messaggio emerso è stato forte ed inequivocabile: unire le forze per affrontare queste sfide e far sentire la voce delle aree interne a Roma.

È stata sancita una sorta di “patto d’acciaio” tra i protagonisti del Sud, un impegno condiviso che ha trovato espressione nelle parole dei principali attori del convegno. Il sindaco di Agnone, Daniele Saia, che ha moderato i lavori, ha sottolineato l’importanza di credere nel potenziale delle aree interne. “Sono convinto che questi luoghi torneranno ad essere attrattivi. Li dobbiamo preparare con una rete infrastrutturale forte, ma soprattutto è fondamentale che i cittadini tornino a credere nel proprio territorio e che le forze giovani riscoprano il valore di rimanere.”

Dal punto di vista politico, Alessandro Caramiello, presidente dell’Intergruppo Parlamentare “Sviluppo Sud”, ha messo in evidenza l’urgenza di cambiare rotta: “Le politiche attuate fino ad ora hanno creato una divisione tra cittadini di ‘serie A’ e cittadini di ‘serie B’”, ha affermato, ricordando che le aree interne, ricche di storia, cultura e potenziale economico, non possono più essere trascurate. La sfida, ha detto Caramiello, è quella di creare un impegno collettivo per cambiare la sorte di questi territori, con il coinvolgimento attivo di tutte le regioni meridionali. Anche altri interventi hanno messo in luce le difficoltà quotidiane delle comunità locali.
“In queste aree bisogna fare rete e superare la logica del campanile,” ha dichiarato Gaspero Di Lisa, tra i promotori dell’incontro, sottolineando la necessità di ritrovare lo spirito di comunità per promuovere un’economia circolare che valorizzi le risorse locali, come l’artigianato e il commercio.

Il docente dell’Unimol, Rossano Pazzagli, ha proposto un piano di azioni concrete: “Ridare opportunità di lavoro, di occupazione, ma soprattutto servizi. La presenza dei servizi è ciò che può trattenere la popolazione e persino attrarre nuovi residenti.”
Un altro elemento cruciale riguarda le infrastrutture: “Senza investimenti concreti nelle strade e nelle comunicazioni, difficilmente possiamo pensare a uno sviluppo duraturo,” ha aggiunto. Le voci dei partecipanti si sono unite in un appello unanime al Governo e al Parlamento: l’Italia non può permettersi di lasciare indietro le proprie periferie.
Felice Accrocca, arcivescovo metropolita di Benevento, ha sottolineato l’importanza di un cambio di paradigma negli investimenti pubblici: “Bisogna partire dalla periferia per arrivare al centro. Solo così si garantisce uguaglianza e diritti a tutti i cittadini.”

L’incontro ad Agnone si è chiuso con l’approvazione all’unanimità di un documento che chiede al Parlamento, al Governo e al Presidente della Repubblica di porre attenzione sulle problematiche delle aree interne. Questo documento rappresenta l’inizio di un percorso che vuole mettere al centro delle politiche di sviluppo il futuro di queste comunità, oggi più che mai bisognose di un forte supporto istituzionale e di una visione strategica a lungo termine.
Il convegno, che segue le tappe precedenti a Potenza, Caserta, Leporano (TA), Cava de’ Tirreni, Contursi Terme, Pompei, Matera e Eboli, ha visto anche l’importante intervento di altre realtà locali come la Comunità Montana del Fortore Beneventano, rappresentata da Zaccaria Spina, che ha messo in evidenza i ritardi burocratici nei finanziamenti e la difficoltà nell’attuazione di progetti.

In conclusione, l’incontro ha segnato un passo importante verso una nuova visione per il Sud. Un Sud che, purtroppo, è stato spesso dimenticato nelle politiche nazionali, ma che ora sembra più che mai determinato a riprendersi il proprio futuro. La parola d’ordine è una sola: unione. Unire le forze per scrivere una nuova storia di sviluppo, inclusività e opportunità per tutti.