Gli agnonesi, a loro insaputa, hanno tirato fuori dalle tasche oltre seimila euro per pagare le spese legali nell’ambito di un procedimento giudiziario che vedeva coinvolti un tecnico comunale e un ex sindaco. Ed è ancora via Preside Gamberale a far parlare di sé, una di quelle storie infinite che alimenta le cronache amministrative e giudiziarie agnonesi da anni ormai.
Nei giorni scorsi la Giunta municipale di Agnone ha deciso di tirare fuori oltre seimila euro per mettere fine alla vicenda a cavallo tra il politico e il processuale che ha riguardato, appunto, l’ex sindaco e l’ex responsabile del terzo settore del Comune di Agnone, in carica negli anni 2019. In quella data, infatti, prende avvio una vicenda che si è conclusa solo qualche settimana fa. All’epoca, si legge testualmente nella delibera di Giunta appena votata, «a seguito di denuncia di privato cittadino interessato veniva aperto il procedimento penale nr.257/2019 e nr.590/2020 R.G. GIP nei confronti dell’allora sindaco e responsabile del Terzo settore del Comune di Agnone in ordine al reato di cui agli artt.110 e 328 co.1 c.p., per mancata adozione misure di sicurezza pubblica volte ad inibire il transito lungo via Preside Gamberale e porre rimedio al pericolo di crollo dovuto al dilavamento ed al crollo parziale del materiale e delle strutture sottostanti e sostenenti la sede stradala all’altezza della proprietà del denunciante».
Il Pubblico ministero di Isernia, a seguito di notifica di avviso di conclusione indagini preliminari, rinviò a giudizio i due indagati. Le ipotesi di reato erano rifiuto e omissione di atti d’ufficio, ovviamente in concorso. L’allora sindaco e l’ex responsabile del 3° Settore, quali persone indagate nel giudizio, dovettero nominare un legale di fiducia, rispettivamente l’avvocato Lidia Di Ciocco e l’avvocato Fabio Milano del Foro di Isernia. La vicenda giudiziaria si è conclusa con la sentenza del Gup del Tribunale di Isernia NR.76/23, con la quale lo stesso giudice non accoglieva la richiesta di rinvio a giudizio, dichiarando «il non luogo a procedere nei confronti degli indagati perché il fatto non costituisce reato».
Non ci fu, dunque, nessuna colpa o omissioni di atti di ufficio da parte del sindaco e del tecnico comunale, rispetto ai danni riportati al di sotto della sede stradale. La vicenda giudiziaria è chiusa, non altrettanto quella economica collegata ad essa, perché restano le spese di giudizio da pagare. Con due distinte note i due interessati, l’ex primo cittadino e l’ex responsabile del terzo settore, hanno «comunicato la conclusione del procedimento e richiesto il rimborso delle spese di difesa sostenute, al fine di usufruire del patrocinio legale per fatti occorsi in servizio» si legge sulla delibera di Giunta comunale.
E sull’atto vengono richiamate alte delibere di Giunta, del 1999, con la quale venne disposto che «alla tutela processuale dei dipendenti e degli amministratori provveda l’Ente su istanza di parte», e del 2013, di approvazione del “Regolamento Comunale per il rimborso delle spese legali in favore di amministratori, segretario e dipendenti del Comune di Agnone”.
«Considerato che gli atti ed i fatti che costituiscono oggetto del procedimento penale sono stati effettivamente posti in essere dai soggetti in questione nell’espletamento del proprio servizio e nell’adempimento dei propri compiti d’ufficio – spiegano i componenti della Giunta comunale – e che non si riscontra, allo stato, alcun conflitto d’interesse tra l’operato dell’allora Giunta comunale con l’Amministrazione comunale; si delibera di dichiarare ammissibile il rimborso delle spese legali sostenute dal sindaco e dal responsabile del Settore Tecnico ini carica all’epoca dei fatti contestati».
A conti fatti il Comune, quindi gli agnonesi, rimborserà, previa presentazione di copia di fattura di quietanza, oltre tremila e trecento euro all’ex sindaco e più di tremila all’ex dirigente tecnico. Una cifra che supera i seimila euro e che uscirà dalle tasche degli agnonesi, passando prima dal calderone del bilancio comunale.