L’obiettivo dichiarato è ridurre il numero di squadre di caccia al cinghiale presenti sul territorio del Vastese, per oscure motivazioni che comprendono solo in sede di Comitato di gestione dell’Atc, ma di fatto l’innalzamento del numero di componenti minimi per la formazione delle squadre penalizza i già discriminati cacciatori residenti nei piccoli centri montani dell’entroterra.

«Hanno elevato a quindici unità il numero minimo di cacciatori per comporre una squadra di caccia al cinghiale in braccata. – commentano alcuni capi squadra dell’entroterra Vastese – Gli stessi parametri numerici applicati a Vasto, come a Fraine, a San Salvo come a Castelguidone, quando è evidente anche ad un cretino che nei piccoli centri montani non ci sono gli stessi numeri di cacciatori che si riscontrano nelle città e nei paesi più grandi. Dove li prendiamo, noi, quindici cacciatori per presentare la squadra? Dobbiamo andare a cercarli al cimitero? Siccome siamo pochi non abbiamo lo stesso diritto di andare a caccia come chi abita nelle città sulla costa? Queste sono scelte penalizzanti e discriminatorie per chi vive nelle aree interne del Vastese».

«Tra l’altro il territorio sarà assegnato alle squadre proprio in base al numero di iscritti: più la squadra è numerosa e più saranno gli ettari che avrà assegnati per andare a caccia (vedi tabella pubblicata qui in alto, ndr). Una scelta e un meccanismo basati esclusivamente sulla logica dei numeri che penalizza i piccoli paesi montani. – continuano i cacciatori dell’Alto Vastese – Ci stanno mettendo in condizione di non poter rispettare le illogiche regole che continuano a inventarsi, basate sul nulla. Materialmente non siamo in grado di rispettare questi nuovi parametri meramente numerici. Solo perché siamo pochi non abbiamo più il diritto di andare a caccia? Così ci spingono a fare i bracconieri».