Ci sono mamme che comprano e cucinano ai propri figli carni imbottite di antibiotici, provenienti da allevamenti intensivi, e quelle che invece imbracciano un fucile e si procurano della naturalissima e super biologica selvaggina. Mangiare selvaggina, infatti, è sicuramente più salutare che ingozzarsi di carne di animali allevati in batteria, perché la caccia, checché se ne dica, è molto più etica dell’allevamento. La selvaggina è infinitamente più etica e salubre della carne di allevamenti intensivi: non subisce trattamenti farmacologici, garantisce una riduzione della produzione di CO2 e del consumo di terreno e di acqua, inoltre limita l’impatto ambientale dovuto alle produzioni zootecniche e alla movimentazione su scala planetaria delle carni, senza parlare degli imballaggi spesso in plastica e dei conservanti e coloranti impiegati dall’industria alimentare. Ma queste banali e scontate considerazioni, puro buonsenso, hanno mandato su tutte le furie i cosiddetti haters, gli anticaccia in servizio permanente effettivo e i soliti animalisti che non perdono occasione per tentare di imporre agli altri il proprio fanatico credo. In questi giorni la stampa nazionale si è occupata di una affascinante mamma cacciatrice che si procura proteine nobili per i propri figli andando a caccia appunto: facendo cioè la cosa più naturale del mondo. La donna in questine è Rachel Carrie, mamma 35enne dello Yorkshire, che forse anche provocatoriamente dichiara di sparare agli animali di cui poi si nutre insieme ai suoi figli per salvaguardare l’ambiente e promuovere un’alimentazione sana, naturale, biologica. Sui social si è scatenato il linciaggio mediatico: «Spara piuttosto in testa a tuo figlio» le hanno scritto tra le altre cose. E ovviamente gli stessi social hanno incominciato a censurare le sue foto, quelle dei carnieri, cioè delle prede cacciate, senza invece battere ciglio sui pesanti insulti, spesso razzisti e sessisti, degli haters.
Francesco Bottone
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