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  • Caccia al cinghiale: quattro mesi consecutivi per quattro giornate la settimana

    Caccia al cinghiale quattro mesi consecutivi per quattro giornate la settimana. È questa la richiesta del consigliere regionale delegato alla caccia, Cristiano Di Pietro contenuta nell’ordine del giorno protocollato in data 17/05/2017.

    «Nonostante tutte le iniziative intraprese e gli enormi passi in avanti fatti per il mondo venatorio molisano a lungo abbandonato – spiega il consigliere Di Pietro – l’emergenza cinghiali sul nostro territorio continua a causare ingenti danni e merita risposte e soluzioni. L’ordine del giorno protocollato – precisa – arriva dopo la richiesta per il riconoscimento dello stato di calamità presso il Governo nazionale con ampliamento dei termini del periodo di abbattimento per il contenimento della specie cinghiale. Il nuovo atto, dunque, si è reso necessario per continuare a porre i riflettori su una problematica seria già portata all’attenzione del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina nonché dell’onorevole Laura Venittelli, non avendo ricevuto finora nessuna risposta dal Governo né dal Parlamento».
    Il nuovo documento impegna il Presidente Paolo Di Laura Frattura a proporre presso la conferenza Stato-Regioni la modifica dell’art. 18 comma 1 lettera d) e comma 5 legge 157/92 e il Presidente del Consiglio regionale del Molise Vincenzo Cotugno a trasmettere la richiesta ai Consigli regionali delle altre regioni affinché possano adottare pari atto al fine di rafforzare la richiesta nei confronti del Governo nazionale.
    «La caccia – conclude Di Pietro – è l’unico strumento efficace per il contenimento di questa specie. Pertanto, sono necessarie misure diverse da quelle previste dalla legge nazionale n. 157 del 1992 che non è in grado di far fronte alla situazione degli ultimi 25 anni caratterizzata da un aumento esponenziale degli ungulati sul territorio. Abbiamo il dovere di garantire la sicurezza dei cittadini proteggendoli dai potenziali rischi legati alla salute pubblica nonché dai sinistri automobilistici provocati dagli attraversamenti stradali di vere e proprie mandrie di ungulati. A tutto questo si aggiunge anche la necessità di dover contenere i costi relativi ai risarcimenti danni che la Regione è costretta a impegnare in un momento di difficoltà economica generale».

     

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