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  • Il “Caracciolo” di Agnone “albergo sanitario” per le quarantene

    Perché non è possibile fare un covid hospital ad Agnone, riconvertendo l’ospedale “San Francesco Caracciolo”? E’ quello che si chiedono gli agnonesi. La risposta è arrivata dal consigliere regionale Andrea Di Lucente, che chiarisce subito: «Non servono solo respiratori e posti letto per fare un ospedale Covid. Magari fosse così. Servono pure un pronto soccorso, un reparto di radiologia non tradizionale, un laboratorio di analisi di secondo livello, altre specialità mediche».

    Il consigliere regionale Andrea Di Lucente

    Tutte cose, reparti e strutture, che evidentemente non nascono nei boschi come i funghi, ma vanno implementati e realizzati dall’azienda sanitaria regionale che, fino a prova contraria, è pagata proprio per fare questo. Strano l’argomentare del consigliere regionale: non si può fare un Covid hospital ad Agnone perché mancano strutture e reparti. Fateli, verrebbe da suggerire all’esponente della politica molisana. Come succede altrove, nemmeno troppo lontano dall’Alto Molise. Ad Atessa ad esempio, in val di Sangro, l’ospedale di area disagiata era stato quasi completamente smantellato, proprio come il “Caracciolo”.

    La pandemia è stata la sua salvezza, perché la locale azienda sanitaria lo ha potenziato e riconvertito in Covid hospital, proprio per decongestionare i grandi ospedali come Chieti e Pescara. Il senso della scelta lo ha spiegato, chiaramente, il direttore generale della Asl, Thomas Schael: «La portata dei contagi è tale che non possiamo più pensare di tenere i pazienti Covid-19 in un solo ospedale. Per questo è necessario organizzarci prevedendo soluzioni differenti in base alla complessità dei casi da trattare. Prevediamo di avere a breve anche la disponibilità dei posti letto presso la Clinica Spatocco e di alleggerire il carico delle nostre strutture».

    Il direttore generale della Asl Chieti-Lanciano-Vasto, Thomas Schael

    Certo non basta scrivere su un documento “Covid hospital”, su questo e solo su questo ha ragione Di Lucente, ma bisogna adeguare le strutture e il personale. Ed è esattamente quello che ha fatto la Asl abruzzese: 58 nuovi posti letto attrezzati per la gestione dei pazienti Covie e l’équipe sanitaria potenziata con l’arrivo di anestesisti e pneumologi. Quindi si può fare. I fatti contano molto più delle parole. Altro problema, secondo Di Lucente, è la carenza di personale. Anche qui, i medici non nascono nei boschi, ma nelle università. Basta assumerli con contratti allettanti e verranno a lavorare anche nel Molise che non esiste. Perché anestesisti e pneumologi vanno a prendere servizio ad Atessa, non a Parigi, e dunque lo farebbero anche se la sede ospedaliera fosse Agnone.

    Un altro esempio di riconversione e utilizzo razionale, per il “Caracciolo” di Agnone, arriva sempre dai cugini dell’Abruzzo. Il presidio territoriale di assistenza di Gissi, sempre nel Vastese dunque, è stato trasformato in “albergo sanitario“, cioè una struttura dedicata alle persone che non hanno la possibilità di fare la quarantena in casa propria, ad esempio in presenza di familiari fragili. Potrebbe essere questa una buona idea anche per il “Caracciolo” di Agnone. Sempre che il consigliere regionale Di Lucente non tiri fuori ulteriori motivi ostativi.

    Francesco Bottone

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