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  • La scuola che forma, appello della professoressa Casturà ai suoi alunni: «Camminate controcorrente, siate egregi, cioè fuori dal gregge»

    La classe terza media dell’istituto comprensivo di Castiglione Messer Marino ha portato in scena, questa mattina, i “Promessi sposi” di Alessandro Manzoni. Una rappresentazione teatrale appassionata e vissuta con impegno da parte dei ragazzi, sotto la regia della professoressa, docente di italiano, Mariangela Casturà Simeone.

    Proprio la docente, al termine dello spettacolo, ha inteso rivolgere ai suoi alunni di terza media, che tra pochi giorni dovranno affrontare il loro primo esame, e alla presenza di tanti genitori, un toccante saluto che è stato anche un appello, un invito a non omologarsi, a rifuggire le mode e le logiche del branco, ad andare sempre in direzione ostinata e contraria.

    «La vostra è una classe difficile, lo sapete bene e lo sappiamo anche noi insegnanti. – ha esordito la professoressa Casturà – Tante volte avete vissuto sulla vostra pelle litigi, confusione, incomprensioni, parole che feriscono. A volte ho avuto l’impressione che ognuno di voi viaggiasse da solo, passeggeri sullo stesso treno, ma chiusi ognuno nel proprio vagone.

    La vita non chiede di essere perfetti, né di andare sempre d’accordo con tutti, ma ci chiede di provare a guardare l’altro con occhi nuovi. A capire che ogni persona che incontriamo ha una storia, un bisogno, delle difficoltà. Se anche solo uno di voi, da domani, proverà a essere un po’ più consapevole, più empatico, gentile, allora saprò che qualcosa, in quest’anno, è arrivato dove doveva arrivare. Portate con voi le parole giuste, quelle che aiutano a costruire ponti, anche quando sembra impossibile. Le parole non cambiano il mondo da sole, ma possono iniziare a farlo. Vi auguro la lucidità di non nascondervi mai dieto un’etichetta. Vi auguro il coraggio di essere autentici; essere autentici, oggi, è un atto rivoluzionario. Non perché sia difficile sapere chi siamo, ma perché è tremendamente scomodo mostrarlo. In un mondo che ti applaude quando di adegui e ti punisce quando osi essere diverso, scegliere di non indossare maschere richiede fegato.

    Perché la verità ha un prezzo salato: a volte perdi consensi, perdi relazioni, perdi occasioni. Ma in cambio guadagni te stesso. Essere autentici significa smettere di piegarsi per piacere a tutti. Significa dire “no” quando tutti si aspettano un “sì”, camminare controcorrente, essere egregi, fuori dal gregge, restare in piedi anche quando la maggioranza si inginocchia per convenienza. Non è una posa eroica, è una necessità interiore.

    Perché quando fingi troppo a lungo rischi di diventare il tuo personaggio e il problema non è solo perdere la stima degli altri, ma quella ancora più devastante: perdere la stima di te stesso. Chi sceglie l’autenticità sa che non sarà sempre capito. Ma sa anche ogni parola detta con coraggio, ogni gesto coerente con ciò che sente dentro è un mattone nella costruzione della sua libertà interiore. Essere autentici è l’unico modo per vivere davvero, non solo per sopravvivere. La libertà non è fare ciò che vogliamo, è essere ciò che siamo. Nonostante tutto quindi vi auguro il meglio. In bocca al lupo per ciò che verrà».

    Perché la scuola a questo deve servire, non solo a insegnare chi sia stato don Rodrigo o fra’ Cristoforo, ma a formare le coscienze, a far crescere dei bambini che stanno diventando ragazzi, cittadini e adulti del domani. Grazie Professoressa per le sue parole ai nostri ragazzi.

    Francesco Bottone

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