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  • Minaccia di morte la ex durante l’udienza in Tribunale, stalker finisce dietro le sbarre

    È stato ristretto nel carcere di Campobasso l’uomo, 42 anni, operaio,
    dimorante nel comune di Fossalto, resosi responsabile di una ulteriore condotta vessatoria e minatoria nei confronti della ex compagna.

    La vicenda, intrisa di violenze e minacce, risale al 2019, quando l’uomo, già
    separato dal primo matrimonio, nel corso di una relazione sentimentale intrapresa con una donna, di poco più giovane di lui dalla quale nascevano due figli, iniziava a porre in essere nei suoi confronti una serie di condotte vessatorie.
    La separazione tra i due è inevitabile, ma – come avviene di solito – non viene accettata dall’uomo che, sino all’ottobre 2019, persevera tra minacce e tentativi di riavvicinamento, sino a costringere la donna a rivolgersi ai Carabinieri.
    Immediato il divieto di avvicinamento alla persona offesa, puntualmente
    disatteso dallo stalker, che nel giro di pochissimo tempo si trova ad essere
    destinatario della misura cautelare del divieto di dimora nel comune di residenza, ovvero dove vive la ex compagna.


    L’uomo non si dà per vinto e insensibile ai moniti dell’autorità, ancorché
    sottoposto a misura cautelare, non perde occasione per aggredire e minacciare la ex compagna, tanto che il Giudice dispone nei suoi confronti gli arresti domiciliari, misura che a seguito della condanna a 2 anni e 2 mesi di reclusione vengono convertiti in detenzione domiciliare.
    Lo scorso dicembre, in sede di udienza al Tribunale di Campobasso, l’uomo
    proferiva nuovamente minacce di morte nei confronti della ex compagna, che immediatamente formalizzava denuncia – querela negli uffici di altra Stazione Carabinieri della Compagnia di Bojano.


    Il Tribunale di Sorveglianza di Campobasso, ricorrendone i presupposti,
    rilevato che nonostante fosse sottoposto a misura cautelare via via più grave come conseguenza delle violazioni commesse nel tempo, aveva reiterato ancora una volta le condotte con una minaccia verbale che si era tradotta in una espressione grave, ritenendo la misura alternativa domestica non più idonea a contenerne la pericolosità per assenza di resipiscenza, ne disponeva la revoca con misura custodiale in carcere.

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