Ospedale di Agnone: la battaglia in sua difesa, come spesso accade, viene condotta dai “cugini” abruzzesi. Nei giorni scorsi le cronache sanitarie al di là del confine molisano hanno riferito di alcuni segnali di ripresa di ospedali pari grado del “caracciolo” di Agnone. Solo per fare qualche esempio nel reparto Endoscopia dell’ospedale di Atessa, il “San Camillo de Lellis” classificato come presidio sanitario di area disagiata, è stata eseguita la millesima prestazione del “nuovo corso”, da quando, cioè, è stato attivato il reparto interamente rinnovato, negli spazi e nella dotazione strumentale. Quell’ospedale fu convertito in covid hospital durante la pandemia; a ristoro del rischio e del disagio subìto, ora l’azienda sanitaria lo ha rifornito di nuove e potenti apparecchiature e ha rinnovato completamente alcuni reparti, come appunto l’Endoscopia. Mille pazienti sono già passati di là, numeri che farebbero assolutamente comodo al “Caracciolo”.
Una opportunità, quella di essere convertito in ospedale covid, persa miseramente dal presidio di area disagiata di Agnone. I benefici sarebbero stati intuibilmente tanti, dal rafforzamento del personale alla dotazione di apparecchiature per la diagnostica. Atessa docet. L’occasione sfumò per la nota e trasfersale miopia della classe politica locale, era sindaco Lorenzo Marcovecchio, che non seppe fare le dovute pressioni sull’Asrem e sulla Regione Molise. E ancora, l’ospedale di Gissi, fiorente ai tempi del “gasparismo” democristiano, ora declassato a ospedale di comunità, che tuttavia ha ripreso ad accogliere ricoverati, che ora possono di nuovo contare su una struttura che offre assistenza appropriata ai pazienti che hanno bisogno di cure intermedie. Anche questa potrebbe essere una idea buona per il “Caracciolo”.
E’ la famosa sanità territoriale, quella che manca, invece, in Alto Molise, a dispetto delle chiacchiere dell’Asrem e del commissario Toma. Nei prossimi giorni, tuttavia, a rilanciare il tema della difesa dei servizi sanitari basilari nella “terra di mezzo” tra Abruzzo e Molise, sarà un’iniziativa pubblica del comitato “Articolo 32”, che ha come sede operativa Castiglione Messer Marino, ma è presieduto da Pompeo Petrella, medico ospedaliero del “Caracciolo” per decenni. Il presidente Petrella è stato chirurgo, stimato e conosciuto, per molti anni presso le sale operatorie dell’ospedale altomolisano e fu tra i primi medici in pensione a manifestare pubblicamente la propria disponibilità a tornare in corsia anche da volontario, in attesa di nuove assunzioni da parte dell’Asrem, quelle assunzioni promesse e che invece non ci sono mai state.
Per domenica, dalle ore 16,30 presso il palazzetto dello sport di Castiglione, il comitato civico guidato da Petrella ha convocato un’assemblea pubblica per discutere sulle varie problematiche che gravitano intorno al comparto sanitario in queste zone di confine. Le sorti del distretto locale di Castiglione, sicuramente, con i turni del 118 che spesso sono de-medicalizzati, ma anche la battaglia per la difesa dell’ospedale di Agnone, che per tanti anni ha rappresentato l’unica offerta di servizi sanitari per le popolazioni dell’Alto Vastese. Saranno questi i due filoni sui quali si concentreranno i lavori del comitato Articolo 32. Sarebbe oltromodo opportuno che qualche sindaco altomolisano prendesse parte all’evento, proprio per rinsaldare quei legami che possono rendere più efficace la “vertenza” per il “Caracciolo”. E sarebbe ancor più interessante sapere che fine ha fatto il comitato “Il cittadino c’è”, guidato dall’attuale assessore comunale di Agnone, Enrica Sciullo, che una volta si diceva pronta a fare le barricate per difendere l’ospedale dell’Alto Molise.