«Il compito della politica è quello di invertire la tendenza allo spopolamento, la tendenza ad abbandonare il Molise, perché i nostri borghi hanno ancora tanto da offrire. Conservano un patrimonio naturale, culturale e architettonico unico». Daniele Saia, sindaco di Agnone, commenta con queste parole il recente numero del settimanale L’Espresso, all’interno del quale è presente un interessante articolo riguardante il tema dei “migranti ambientali”.
Nel pezzo viene citato il Molise, con i suoi piccoli centri interessati dal progressivo spopolamento e tutti rientranti nella SNAI Alto Medio Sannio, la strategia per le aree interne di cui tanto si parla, da anni ormai, ma che non ha ancora prodotto nulla di concreto. «I progetti che realizzeremo attraverso la Strategia Alto Medio Sannio nei prossimi anni rappresenteranno delle grandi possibilità di rilancio per le nostre aree e dovrà essere compito di tutti i sindaci e amministratori valorizzarli al meglio. – continua nella sua riflessione il sindaco Saia – Gli interventi SNAI dovranno essere attuati in sinergia con le risorse che arriveranno ai Comuni grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)».
Snai e Piano di ripresa sono i due mantra che i politici di ogni livello vanno ripetendo da mesi, se non da anni appunto. Poi ti trovi con un ponte che collega due regioni e due province chiuso da tre anni per un presunto pericolo «imminente» di rischio crollo che non si è mai verificato; con un ospedale che è diventato una sorta di casa di riposo, dove non c’è nemmeno un ortopedico per valutare una lastra, di fatto uno stipendificio; dove l’ambulanza, in caso di emergenza urgenza, ti porta a Isernia, a cinquanta chilometri di distanza, perché il Pronto soccorso del “Caracciolo” è poco più che un ufficio burocratico. Ma Saia, sindaco del Comune capofila della Snai, ci crede, o meglio, deve far finta di credere che è ancora possibile combattere e invertire lo spopolamento dei centri montani.
«Gli 82 miliardi di finanziamenti che andranno al Mezzogiorno – riprende infatti il primo cittadino – dovranno essere utilizzati seguendo una logica di sviluppo a medio e lungo termine e non dovranno essere utilizzati come insipide “soluzioni tampone”. Nei prossimi mesi avremo la possibilità, forse l’unica, – insiste Saia – di colmare il gap tra Nord e Sud Italia, per questo agli amministratori locali vengono richiesti impegno, coerenza e progettualità. Non lasciamoci sfuggire questo tenero raggio di sole. – chiude romantico Saia – Perché dice bene Chiara Sgreccia, autrice dell’articolo su L’Espresso, “la gente è fatta di storia, radici, ricordi, cultura, famiglia, tradizione, perdere i piccoli borghi d’Italia significa perdere l’identità”».
Però Chiara Sgreccia vive a Roma, non certo a Castelverrino, né a Sant’Angelo del Pesco e nemmeno a San Pietro Avellana. Scrivere di spopolamento è intuibilmente più semplice che viverne, ogni giorno, sulla propria pelle, i disagi dovuti al conseguente progressivo rarefarsi dei servizi. Poi, certo, scriverne, anche sulla stampa nazionale, contribuisce a prendere coscienza che un problema esiste e che riguarda migliaia di persone residenti nei centri montani. Secondo Saia, ora, finalmente, dopo anni di attesa, ci sono gli strumenti economici e politici per poter intervenire. E pare ci creda davvero.