Tra poco più di un mese, era il 13 novembre del 1983, ricorrerà il quarantesimo anniversario di un fatto di cronaca che fece parlare l’intera nazione. Nelle campagne di Agnone una giovane donna, Giovanna Peluso, poco più che ventenne, ammazzò un uomo, Nicola Pannunzio, il quale armato di fucile tentò di abusare di lei.
La donna, dopo un anno di detenzione, fu assolta in primo grado per legittima difesa, poi tra lo stupore generale, condannata ad un anno e quattro mesi (pena sospesa) in Appello con la sentenza confermata dalla Cassazione per “eccesso colposo in legittima difesa”. A raccontare la vicenda, che oltre a fare giurisprudenza, attirò l’attenzione dei maggiori media nazionali, l’allora legale della Peluso, Ugo D’Onofrio, intervenuto alla presentazione del libro ‘Mostri’ del giornalista e scrittore Giovanni Mancinone.
“L’assoluzione in primo grado dimostrò ampiamente come Giovanna Peluso reagì ad un tentativo di violenza colpendo l’uomo, tra l’altro recidivo per fatti analoghi, con il calcio della zappa senza volontà di volerlo ammazzare visto che il Pannunzio spirò ore dopo. Nella sentenza di appello – ha sottolineato D’Onofrio – le venne attribuito l’eccesso colposo in legittima difesa che a mio avviso fu dettato da una sorta di provincialismo da parte dei giudici dell’epoca. In seguito non potetti seguire il caso in Cassazione dove a mio parere fu completamente errata la difesa che entrò nel merito dei fatti anziché contestare e ribaltare la formula che portò alla condanna, seppur minima, in Appello”.
Nel volume, edito da Rubbettino, dieci storie di violenze, omicidi e tradimenti ispirate proprio da quell’episodio di cronaca avvenuto nelle campagne di Fontesambuco, frazione di Agnone.
“Purtroppo a distanza di quarant’anni non è cambiato nulla con la donna, ancora oggi, trattata come un oggetto o strumento sessuale” ha detto Mancinone nella sala consiliare di Palazzo San Francesco. A certificarlo i continui casi di femminicidio che da inizio anno sono arrivati a 86. Oltre all’autore, già vincitore del premio ‘Piersanti Mattarella’ con il libro ‘Molise Criminale’, presenti all’incontro l’avvocato Filomena Fusco e psicologa e psicoterapeuta Desiree Mancinone che hanno parlato di un “problema culturale” il quale continua a mietere vittime. A riguardo l’avvocato Fusco, referente legale di centri antiviolenza e per la tutela dei minori in Molise, ha invitato le donne a denunciare presso le strutture preposte o agli organi di Polizia, casi di maltrattamenti che spesso e volentieri sfociano in omicidi.
“La prevenzione – ha detto la Fusco – in molti casi può risultare determinante. In regione esistono tre centri preposti a fronteggiare simili problematiche”. Anche la scuola può fare la sua parte. “E’ necessario che un tema del genere – ha aggiunto – entri nelle classi per far sì che le giovani generazioni abbiano contezza di un fenomeno che va estirpato alla radice”.