AGNONE – «Non c’è nessun burattinaio a cui attribuire la volontà e la regia della caduta dell’amministrazione guidata da Lorenzo Marcovecchio».
E’ quanto dichiarano, congiuntamente, le ex consiglieri e assessori comunali di Agnone, Annalisa Cellilli, Linda Rosa Marcovecchio e Annalisa Melloni.
«È giusto e doveroso sconfessare questo pensiero, sia per rispetto nei riguardi della figura additata, sia per sgombrare il campo da idee sbagliate e fasulle che potrebbero inficiare negativamente quello che dovrà essere un naturale processo di ricostruzione della nuova politica agnonese». Continuano le combattive donne che hanno silurato il sindaco Marcovecchio. Lo sgretolamento della maggioranza di centrodestra era già noto, evidente, e «l’epilogo era atteso già con il voto della mozione di sfiducia», spiegano le dissidenti, «che allora non si è concretizzato perché le consigliere Marcovecchio e Melloni non intesero sovvertire quella che, seppur debole, sarebbe rimasta una maggioranza capace numericamente di proseguire la propria azione programmatica e amministrativa». «Né le suddette consigliere hanno tramato e agito per “strappare”, con sporchi giochi, quell’unico voto che certamente avrebbe garantito la stabilità per amministrare tant’è che, in quel consiglio, decisero di astenersi convinte che il sindaco fosse ancora meritevole di una chance, nonostante le rotture ormai prodottesi. – precisano le tre esponenti dell’ormai ex amministrazione – E fu così che quel “romanticismo politico”, che una visione più matura giudica come un incompreso atto di incoerenza, ha consentito alla maggioranza Marcovecchio di avere ancora sufficiente ossigeno per continuare ad amministrare». I due mesi e più trascorsi da quell’episodio in aula, sono stati di osservazione sull’operato amministrativo che, «in standby per via della mancata assegnazione delle deleghe e per la risoluzione della fondamentale questione delle quote rosa, si è scontrato con l’emergenza sanitaria del momento palesando un atteggiamento apparso inadeguato e poco responsabile dinanzi alle restrizioni governative che già interessavano l’intera collettività» accusano le dissidenti. Subito dopo le ex assessori Marcovecchio e Melloni hanno invitato il sindaco, notoriamente assente anche fisicamente dalla scena cittadina, a dimettersi. Un invito che ha innescato la stizzita risposta del primo cittadino, con una replica che «ha valicato i termini di un corretto seppur pungente dialogo politico». Marcovecchio e Melloni sono state oggetto «di accuse e gravi illazioni, – scrivono le dirette interessate – per le quali stiamo valutando la più opportuna forma di difesa da perseguire, che ne investono la sfera della dignità personale, dando adito al sospetto di illeciti compiuti nel corso dell’operato amministrativo delle stesse volto a soddisfare interessi propri, descritte finanche come persone incapaci in funzione delle deleghe assegnate e bramose di cariche, come la vicepresidenza della Provincia di Isernia». Melloni e Linda Marcovecchio «non possono riconoscersi in quella vile e violenta descrizione che, proprio perché espressa dal sindaco, assume un peso morale di tale gravità e censura a fronte del quale non si poteva più tollerare di soprassedere». Proprio perché si era, si è e si sarà ancora in emergenza sanitaria «il sindaco avrebbe potuto placare i toni e preferire un confronto con tutta la minoranza». Insomma, lo scontro e la rottura definita l’ha cercata proprio il sindaco, questo lasciano intendere le consigliere dimissionarie. Le stesse, poi, hanno concretizzato l’intesa con le altre forze di minoranza, “Nuovo Sogno Agnonese” e “Agnone Identità e Futuro”, concordando le immediate dimissioni, «anticipando di qualche settimana la caduta dell’amministrazione Marcovecchio che sarebbe avvenuta in sede di mancata approvazione del bilancio previsionale». La famosa spina staccata di cui parlava Daniele Saia. «Ci si chiede, quindi, quale sia stato in tutta questa vicenda il ruolo del fantomatico “burattinaio”, alias Gelsomino De Vita, già sindaco della città di Agnone, nel 2004-2009; 2009-2011. – chiedono polemicamente le tre ex consigliere – De Vita ha creduto nella figura del sindaco Marcovecchio, che ha sostenuto per la sua elezione, suscitando anche malumori nell’area del centro destra locale, e che avrebbe ancora sostenuto in ogni modo anche per una futura escalation politica. De Vita avrebbe avuto ovvie ragioni politiche e personali per chiedere la testa del sindaco in questi circa quattro anni trascorsi, ma si è dimostrato capace di ingoiare anche bocconi amari, tradimenti in occasione delle votazioni regionali e provinciali, senza dar spazio a rancori e rivalse». E sempre per ammissione delle tre ex assessore, De Vita avrebbe consigliato di far cadere l’amministrazione Marcovecchio con il classico voto contrario in sede di seduta di bilancio. Spunta, inoltre, un’altra eminenza grigia che avrebbe messo becco nelle beghe politiche agnonesi: il consigliere regionale Michele Iorio. Ma rispetto a questa ipotesi Cellilli, Melloni e Marcovecchio smentiscono il «tradimento da parte di “una mano un tempo amica“», come insinuato dal sindaco nei giorni scorsi. «La fine di questa amministrazione – riprendono – è nata dalla volontà delle consigliere Cellilli-Marcovecchio-Melloni, d’intesa con gli altri quattro dimissionari, di compiere l’eutanasia di una compagine amministrativa dal destino già segnato». Infine un accenno al futuro politico di Agnone, rispetto al quale le tre dissidenti parlano di «nuove convergenze che sappiano dare priorità alla costituzione di liste elettorali capaci di insediare presso la casa comunale soggetti che abbiano competenza, tempo, capacità di fare squadra», precisando che occorre dare «un ruolo secondario alle proprie idee politico partitiche che, seppur importanti, non dovrebbero continuare ad essere un motivo di allontanamento tra persone che potrebbero far bene per la città di Agnone». Insomma, un listone da destra a sinistra passando per i 5 Stelle, questo lasciano intendere le tre dissidenti. In fin dei conti questo listone è già nato, proprio per mandare a casa Lorenzo Marcovecchio. Ora il problema è scegliere, tra i tanti pretendenti, chi dovrà fare il sindaco. O meglio, la sindaca.
Francesco Bottone