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  • Bancarotta fraudolenta: tre arresti in Abruzzo

    Dalle prime ore della mattinata odierna, una ventina di militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, stanno dando esecuzione ad alcuni provvedimenti emessi dall’Autorità Giudiziaria di Pescara in materia di reati fallimentari.
    Nello specifico, i Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Pescara hanno tratto in arresto 3 soggetti (di cui uno in carcere e 2 agli arresti domiciliari) ed hanno notificato la conclusione delle indagini preliminari nei confronti di altri 2 soggetti, tutti accusati di appartenere ad un gruppo criminale che ha creato realtà sociali tra loro utilitaristiche, attraverso il travaso i liquidità e condotto alcune di queste a decozione pervenendo al detrimento degli interessi economici di creditori privati e pubblici. La storia imprenditoriale dei tre indagati è all’insegna della creazione e gestione di società improntate al loro tornaconto personale, lucrativo ed illecito.
    Il provvedimento di custodia cautelare è stato emesso dal GIP presso il Tribunale di Pescara, cui era stato richiesto dalla locale Procura della Repubblica, alla conclusione di una complessa ed articolata attività investigativa, durata più di due anni, che ha consentito di accertare come la mente del gruppo criminale (di anni 59 di Pesaro), dopo essersi spogliato di qualsiasi carica societaria, continuava a programmare e ad attuare tutte le strategie economico-finanziarie della società, in completa autonomia rispetto agli amministratori formalmente nominati. Unitamente al “dominus” sono stati tratti in arresto la moglie (di anni 52 di Pesaro) ed uno strettissimo collaboratore (di anni 53 di Mercatello sul Metauro (PU)), mentre ad altri due “prestanome” (rispettivamente di anni 68 di Benevento e di anni 47 di Pesaro), è stata notificata unicamente la chiusura delle indagini preliminari.
    Il reato contestato a tutti è quello di “bancarotta fraudolenta” per aver distratto ingenti somme di denaro dal patrimonio di una società titolare dei negozi a marchio SIMPLY ed ECCO di Pescara, causandone il fallimento.
    L’operazione, denominata “SERIAL FAILURE” (“fallimenti in serie”), prende nome dal modus operandi con cui gli indagati erano soliti approcciarsi, con particolare riferimento alla “mente finanziaria” del gruppo, alla gestione di dodici attività commerciali allo stesso riconducibili, di cui la maggior parte in fallimento ovvero in evidente stato di decozione.
    Nello specifico, il dissesto finanziario della ditta trae origine dal reiterato depauperamento delle finanze societarie che ha causato uno stato passivo di circa 7 milioni di euro. A tale risultato si è pervenuti mediante la ricostruzione dei flussi finanziari e le connesse indagini bancarie e patrimoniali, che hanno fatto emergere condotte distrattive consistenti in sistematici, ripetuti ed ingenti prelievi di denaro contante dai conti societari, nonché mediante l’alterazione della contabilità, realizzata attraverso artifici contabili quali la cancellazione tout court di interi blocchi di registrazioni, la contabilizzazione di costi fittizi e l’annotazione di meri giroconti e storni risultati privi di qualsiasi giustificazione economica.
    Nel complesso, attraverso tali operazioni e ulteriori trasferimenti di denaro a società “amiche”, sempre riconducibili agli indagati, sono stati distratti dal patrimonio oltre 5 milioni di euro (sottrazione rimanenze di magazzino per circa 700 mila euro, consulenze simulate per 3 milioni di euro e ingiustificati prelievi delle risorse finanziarie per il tramite di fittizie interposizioni societarie per circa 2 milioni di euro).
    L’attività portata a termine nella mattinata odierna dalle Fiamme Gialle pescaresi ha inferto un durissimo colpo all’organizzazione criminale, a testimonianza del costante impegno profuso dal Corpo e dalla locale Autorità Giudiziaria a tutela del sistema economico legale, e a garanzia del tessuto imprenditoriale sano del Paese attraverso il contrasto al sistema illegale posto in essere da pseudo-imprenditori che, troppo spesso, celano dietro le difficoltà dovute alla perdurante crisi economica le loro condotte fraudolente fatte di appropriazioni e distrazioni di beni societari a discapito, il più delle volte, dei propri dipendenti e delle casse dell’Erario.

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