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  • L’effetto Nimby applicato ai “Covid Hospital”, Amato: «Dire “non a casa mia” serve a poco»

    VASTO – «Va trovato subito un percorso sicuro per gli infetti da covid e limitarsi a dire a Vasto no, a Ortona no, qui no, là no, a casa mia no serve a poco». 

    Maria Amato, medico radiologo, già parlamentare della Repubblica, interviene nel dibattito pubblico in merito alle surreali disquisizioni politiche circa l’opportunità di attivare sul territorio i cosiddetti Covid Hospital. L’idea è semplice, raccomandata dal Ministero della Salute: individuare strutture sanitaria da destinare in via esclusiva al trattamento dei pazienti contagiati da quel fottuto virus Covid19. E in queste ore si sono lette e ascoltate cose surreali, per certi versi inopportune; esponenti politici che non vogliono che l’ospedale della propria città accolga pazienti covid. Una follia, una sorta di effetto Nimby applicato all’emergenza sanitaria del momento. Per fortuna poi ci sono medici e personalità del calibro della dottoressa Maria Amato che ristabiliscono priorità, buonsenso e scala di valori. Più che un parere autorevole, una lezione di vita e di politica. 

    «In caso di infarto per mettere uno Stent si va a Chieti o a Pescara, per fare un bypass si va a Chieti, per un ictus chirurgico si va a Pescara, per un problema urgente chirurgico polmonare si va a Chieti, per un distress neonatale si va a Chieti, per la chirurgia pediatrica si va a Pescara, tutti i percorsi dell’emergenza seria portano lì. – spiega lucidamente Amato – Un ospedale covid va individuato e attrezzato subito, dove meglio deciderà chi deve, chi ha il ruolo, chi ha le competenze, chi abbiamo eletto. Personalmente quando voto penso di eleggere qualcuno capace di governare gli eventi e non solo capace di dire “non a casa mia”. I commenti dei supporter poi non si possono sentire come se in questo momento si potesse giocare una partita tra una parte politica e un altra e non una sola guerra contro il virus. Non sono grata a Francesco Menna, non sarei grata al Sindaco di Ortona, né a tutti quelli che invece di decidere insieme il meglio per tutti, pensano che tirarsi fuori metta in sicurezza. – aggiunge il medico – Poi invito, con un certo disagio, chi ha cambiato semplicemente il soggetto togliendo migranti e mettendoci covid positivi: “chi non è d’accordo col Sindaco si porti gli infetti a casa sua” a riflettere che se non si contribuisce ad una decisione condivisa, quando i posti di Chieti e di Pescara e delle malattie infettive saranno saturi, chi si infetta starà a casa, la sua. Io come ogni giorno sono al mio posto, a razionare i dispositivi con i miei operatori, per garantirgli almeno la barriera di mani e bocca- naso. Spero che almeno oggi sia definitiva la scelta del dove vanno portati in sicurezza e con il rispetto dovuto ai malati, e con le garanzie per gli operatori, i covid positivi in insufficienza respiratoria, i covid positivi stabili e i sospetti covid sintomatici. E spero che magari si riesca anche da noi ad ottemperare a quella indicazione gridata dall’OMS: test, test, test, includendo gli operatori, una volta eroi e una volta figli di un Dio minore. Del resto a ognuno il suo, io la guerra continuo a farla al virus».

    Per quello che può valere, grazie dottoressa Amato.

    Francesco Bottone

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