Strascichi inquietanti, al limite dell’intimidazione, per la vicenda tragicomica dell’abete bianco del bosco di Montecastelbarone, in agro di Agnone, salvato grazie alla battaglia mediatica e legale del giornalista naturalista Dario Rapino. Le cronache dei giorni scorsi, rimbalzate sulla stampa nazionale e internazionale, hanno raccontato di come un esemplare di abete bianco plurisecolare destinato ad essere tagliato per farne dono al Pontefice in occasione del Natale sia stato salvato dal “casino” montato da Rapino. Lo stesso ha fatto notare come l’albero fosse in agro di Agnone e dunque le autorizzazioni della Regione Abruzzo chieste e ottenute dal Comune di Rosello, in provincia di Chieti, non avevano alcun valore.
Risultato finale: Carabinieri forestali di Agnone sul posto, il bosco di Montecastelbarone, sito di interesse comunitario, e l’albero di Agnone è stato salvato, non è stato tagliato, mentre in Vaticano è stato spedito un altro abete tagliato, con tutte le autorizzazioni del caso, prelevandolo da un sito di Palena, sempre nel Chietino. Il fotografo e giornalista Rapino era stato già fatto oggetto di insulti e nemmeno troppo velate minacce sui social, nelle ultime ore però è successo qualcosa di più concreto e forse anche grave.
E’ lo stesso Rapino a raccontarlo alla nostra redazione: «Ho ricevuto da un amico di Rosello una foto che ritrae il trattamento riservato ai miei manifesti, dei quali per ottenere l’affissione non bastò corrispondere i relativi diritti, ma occorse addirittura un atto di formale diffida». I manifesti in questione ritraevano una sorta di funerale di un albero, appunto, con il seguito di tutti gli animali del bosco. A detta di Rapino sono stati affissi tardivamente e subito dopo strappati dalla mano di qualche ignoto.
E fin qui siano nell’ambito dei dispetti tipici dei bambini, ma ciò che è accaduto in seguito è un po’ più inquietante: «Questo gesto, – riprende Rapino – che fa il paio con altri dello stesso tenore, il più grave riguarda una sigaretta lasciata accesa vicino al serbatoio della benzina della mia auto, testimonia la povertà morale e la pavidità di chi non accetta alcuna voce fuori dal coro. Se taluno si illude di intimorirmi, sappia che ha sbagliato obiettivo. Ho fatto e continuerò a fare ciò che la coscienza mi suggerisce e la legge mi consente. Attendo, invano, una parola di pubblica dissociazione da questi atti inqualificabili da parte del primo cittadino. A chi li ha commessi ho una sola domanda da rivolgere: la vostra fede cristiana li contempla?».