“Meglio andare a morire in Abruzzo che in questa regione matrigna la quale non sa fare altro che tagliare servizi vitali ad una popolazione in prevalenza fatta di anziani”. E’ un mantra che ad Agnone, capitale naturale dell’alto Molise, risuona con ossessione. Quella dell’annessione all’Abruzzo e quindi dalla secessione dal Molise, è un’idea che nasce negli anni ’90, quando il manager Enzo Delli Quadri lancia la proposta di un referendum popolare. Alla base di quella che resta una provocazione, il fatto che la Regione d’appartenenza, il Molise, puntualmente dimentica una fetta importante del suo territorio, ovvero le aree interne.
A far traboccare la goccia dal classico vaso la reiterata azione di tagli e ridimensionamenti che hanno visto protagonista principale l’ospedale cittadino, unico presidio presente in zona. Ma non solo. Perché nel corso dell’ultimo trentennio si è registrato una sorta di stillicidio in merito a finanziamenti pubblici regionali per quanto riguarda viabilità, trasporti, turismo, istruzione e altri servizi ritenuti vitali per la sopravvivenza di chi si ostina a vivere in un angolo di terra dimenticato da istituzioni e classe politica. Forte fautore del progetto di tornare a far parte dell’Abruzzo, terra dalla quale ci si separò nel 1963, anche Sergio Sammartino, docente e vice preside del Liceo Classico ‘Mario ‘ di Campobasso, presidente dell’associazione ‘Maiella Madre’ nonché figlio del senatore Dc, Remo Sammartino, tra i padri fondatori della XX regione italiana. “E’ innegabile come l’autonomia del Molise si è trasformata in isolamento e l’isolamento in soffocamento – scriveva qualche tempo fa Sammartino -. Credo che per il bene dei molisani sia necessario recuperare un’area di attività, di scambio e di identità più ampia che dia loro maggior respiro culturale, politico ed economico. E credo ancora che risparmiare tutti i milioni di euro che costa ai molisani il mantenimento di un apparato politico regionale che fagocita pressappoco tutte le risorse – aggiunge – possa servire ad investire in migliorie produttive. Come scriveva Delli Quadri: se si deve scegliere tra il conservare un simulacro di autonomia istituzionale ed i diritti dei cittadini, non c’è discussione. Prima la sanità, la scuola, i trasporti locali, l’assistenza sociale e poi la burocrazia”. Concetto, quello di Sammartino, che non fa una piega soprattutto se proposto alle genti dell’alto Molise dove ormai la sopportazione nei confronti della Regione è arrivata al culmine. Ed ancora ad una precisa domanda sulla necessità di un distacco dalla Regione Molise, Decio Galasso, imprenditore nel campo immobiliare, già manager e presidente del consorzio di Campitello Matese, ha replicato: “Anni fa partecipai ad una iniziativa provocatoria in tal senso. Credo che il Molise non abbia ragione di esistere e sono un convinto sostenitore delle macroregioni”. Un tema rilanciato ultimamente dalla rivista italiana di geopolitica ‘Limes’, che prende spunto da una analisi della Società Geografica Italiana la quale suggerisce l’abolizione Province e Regioni in favore di aree funzionali, d’impronta dipartimentale. Ebbene nella tabella pubblicata da ‘Limes’, l’alto Molise verrebbe annesso all’Abruzzo nel XXIV dipartimento. A cavalcare il tema della secessione, il sito ecoaltomolise.net che mesi fa sul web lanciò il sondaggio esplorativo dall’eloquente quesito: “I comuni dell’alto Molise dovrebbero tornare con l’Abruzzo?” Con un ampio margine ha vinto il sì che, alla vigilia delle comunali di Agnone, mette alle strette liste e candidati a sindaco di riprendere un tema, quello della secessione, mai abbandonato da queste parti. A quanto pare, la partita delle amministrative di settembre, si giocherà anche su questa opportunità. Al momento resta difficile capire chi tra gli schieramenti inserirà nel suo programma elettorale la possibilità del referendum popolare. Tuttavia, sembra di capire, chi lo farà avrà garantito un buon pacchetto di voti che alla fine potrebbero decidere il nuovo sindaco di Agnone.